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lunedì 3 aprile 2017

L'odiata comunicazione e perchè serve alle aziende

comunicare
co·mu·ni·cà·re/
transitivo
  1. 1.
    Dire, rendere noto, far sapere (anche + a ): ho comunicato al capo le mie dimissioni; + a e di e inf. o + che e ind.: mi hanno comunicato di essere pronti per la riunione; ci hanno comunicato che la partenza è rimandata; anche tr. pronom. (con valore recipr.).

    "si comunicarono le proprie impressioni"
  2. 2.
    Rendere partecipi altri di un sentimento, di una passione, ecc. (anche + a ).

    "c. speranza"
intransitivo
  1. 1.
    Entrare in comunicazione, in relazione, spec. verbale o scritta (anche + contra ): il prigioniero non può c. con nessuno; è vietato ai concorrenti di c. tra loro durante l'esame; c. a gesti, per telefono.
  2. 2.
    Di luoghi o ambienti, essere collegati da un passaggio (anche + contra ): la camera comunica col bagno; le due stanze non comunicano (tra loro).
intransitivo pronominale
  1. 1.
    Propagarsi, trasmettersi (+ atra ).

    "l'entusiasmo si comunicò a tutti i presenti"

    Macchie di Rorschach



Scrivo velocemente, dopo una conversazione piacevole sulla comunicazione, con persone che pensano a come fare bene il loro lavoro, non solo a guadagnare soldi. Incontrare chi la pensa come noi non è facile, chi sposa certi pricipi e li applica nel concreto.
La comunicazione è un termine tornato prepotentemente in uso che non viene compreso, con una nuova accezione sottolineata dal cambiamento dei sistemi di marketing, dalla nascita dei nuovi media.
Comunicazione è il modo in cui l'azienda parla ai suoi clienti.
Spesso invece si crede che sia solo la sostituzione di un termine, Marketing sostituito da Comuncazione.
Non si pensa mai che comunicare, come si legge sopra, significa rendere partecipi, mettere in contatto, diffondere. Oggi poi grazie ai Social la comunicazione non è solo unidirezionale ma bidirezionale.
Io faccio poi una comunicazione particolare, comunico la storia, i prodotti, la vita dell'azienda che si avvale dei miei servizi, non presento pacchetti standard, non ho listino prezzi.
Quello che serve a me per "fare comunicazione" lo trovo conoscendo l'azienda.
E' all'ordine del giorno trovare aziende che hanno fatto cospiqui investimenti per non aver poi nessun servizio concreto, che non hanno un piano di comunicazione, che non programmano i loro investimenti o le loro azioni in campo marketing e comunicazione.
Il termine comunicazione, per citare un commento su Bruno Munari, implica anche l'aspetto biologico dell'azienda, implica qualcosa che va oltre le strategie di marketing, si tratta per me di trovare il vero linguaggio dell'azienda, quello che la mostrerà per quello che è davvero.
Ripeto anche in questo post che la Comunicazione non può essere concepita al di fuori dell'attività aziendale, non può essere studiata su criteri standard.
La comunicazione è la voce dell'azienda e come succede per le nostre voci, ogni azienda deve avere un timbro differente.
Tutte le polemiche riguardo questo termine vengono dalle agenzie old style che non hanno saputo comprendere il grande cambiamento che c'era in corso, che non sanno evolvere e adeguarsi ai nuovi concetti di marketing e ai nuovi media.
Altre polemiche vengono poi giustamente da quel mare di improvvisati che cercano metodi veloci per guadagnare, questi ultimi però sono presenti in tutte le categorie: dai cuochi ai nuovi guaritori spirituali.
Buona settimana
State sereni




mercoledì 15 marzo 2017

Underground fotografia

Linguaggio
Fotografia
Linguaggio fotografico

da Treccani:
underground ‹ndëġraund› agg. ingl. (propr. «sotterraneo»). – 
1. Che si oppone intenzionalmente alla cultura tradizionale e ufficiale, utilizzando forme espressive e sistemi di diffusione e di produzione alternativi rispetto a quelli usuali...
Si dice di attività teatrale, letteraria, artistica nata al di fuori degli ambienti tradizionali, in contrasto con la produzione e la distribuzione industriale e commerciale: cinema, musica underground; cultura underground.

"Nata al di fuori degli ambienti tradizionali"

Questa è la definizione della mia fotografia.

Questo penso di un linguaggio VERO fotografico.

Che piaccia o no non è importante.
Che comunichi forse si.
Soprattutto se serve per fare comunicazione.

L'underground non si impara nelle scuole.
Il pregiudizio visivo è quello che penalizza la sperimentazione e l'evoluzione del linguaggio fotografico.

Chi non ha fatto percorsi ufficiali è automaticamente Underground, anche se questo magari non gli piace.

A me non piaceva, almeno all'inizio. Ho sempre odiato le classificazioni.

Mi mancava quello che poi ho scoperto crescendo... le relazioni.
La rete umana.
I greggi e la gente.

Quello che comunica davvero è underground.
Che non significa strano.
Significa personale, ideato, cresciuto, sviluppato, compiuto in un percorso personale. Un percorso che tenta, perchè non è automatico ne facile, di scrollarsi di dosso le visioni di altri.
Vedo tante immagini, troppe, che non sono immagini, sono appunti visivi, sono tentativi di comunicazione, sono aborti della mente, aborti dello sguardo, aborti del sentire.
Si, senza pietà, sono "non foto".

Chi è cresciuto lontano dai percorsi canonici spesso fa buona fotografia,
le scuole creano cloni con certezze assolute asfissianti, noiose, sicuramente confortanti, sicuramente tranquillizzanti.
E per questo la comunicazione non arriva in quella rete, per questo occorrono massicce operazioni di plagio.

E invece sarebbe semplice.
Rompere regole di percezione,
Disattendere aspettative.
Mistificare.
Banalizzare.
Sporcare...

Tutti termini che mi piacciono e che amo sostituire a "Fotografare".

Mi ripeto non significa "farlo strano"
Significa farlo come lo sentiamo. Ascoltare profondamentenoi stessi e l'ambiente e poi sintetizzare, ognuno filtro di se stesso, ognuno originale e unico.
Dimenticare il giudizio, dimenticare il bisogno di accettazione e lasciarsi andare all'espressione.

Già... registrare un idea che si "vede".

Prendo delle donne normali, le faccio truccare e pettinare nella totale libertà degli operatori, cerco sempre il massimo agio per tutti.
C'è un tema.
Che non è poi così importante, è un input, è un suggerimento.

Poi guardo, poi fotografo, poi post produco.

Emerge in ogni foto il mio background... inevitabilmente.



My Client
G Style's Siena
Hairstylist

Project
Walking on the time & space
Campaign 2017


Hairstylist Giovanna Sciarappa
Makeup Artist Valentina Giannettoni
PHotographer Vanessa Rusci

La campagna esce oggi durerà per un anno, girerà in tutta la Toscana, sui Social Network e nelle riviste di settore.
per i miei progetti

Present imperfect - Time of the Moon












lunedì 16 gennaio 2017

Fiducia: il bene più raro.

fidùcia s. f. [dal lat. fiducia, der. di fidĕre «fidare, confidare»] (pl., raro, -cie). – 1. Atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione POSITIVA di fatti, circostanze, relazioni, per cui si CONFIDA nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di SICUREZZA e TRANQUILLITA'
fin Dionegli uomininella fraternità umananella scienzanel progresso socialefnella vittoriafdi riuscirefnella propria stellanelle proprie forzefnell’esito di un’impresaguardare con fall’avvenireferma f.; fillimitataassolutaincondizionataaverenutrire f.; perdere la f.; dare un attestatouna prova di f.; ispirare f.; guadagnaremeritaregodereavere la fdi qualcunoriporre bene, o malela propria f.; abusare della faltrui. Di uso com. le espressioni: persone di f., di miadi tuadi sua f., persone fidate a cui si ricorre in cose delicate e d’importanza; medicoavvocato di f., quello che è liberamente e abitualmente scelto dal cliente; postoimpiegoincarico di f., di responsabilità, delicato, che si affida solo a persone sicure, fidate.
VocabolarioTRECCANI
Fiducia - Esercizio alla ricerca della perfezione
Ph Vanessa Rusci

Fidacia
ispirarla
darla
meritarla

Non ci fidiamo, siamo in protezione, diffidiamo naturalmente, per assurdo soprattutto delle cose ben fatte, delle persone oneste, dei progetti troppo seri: dove starà la fregatura?
Perchè quasi sempre c'è la fregatura!
Se è troppo bello il packaging il prodotto non sarà buono, se le condizioni sono troppo vantaggiose la vacanza sarà sicuramente in un luogo desolato, se sorride troppo vuol dire che sta nascondendo i problemi del progetto, se...se...se...

In fondo abbiamo partecipato tutti a quei corsi nei quali ti insegnano a stringere forte la mano per non apparire insicuri, a emulare la postura dell'altro per comunicare meglio e poi "fotterlo" e vendere.
Tutti siamo caduti nell'offerta del gestore telefonico che poi così tanto offerta non era.
Tutti abbiamo comprato un prodotto per la sua bella scatola e poi dentro non c'era che un piccolo contenitore tra troppo cartone...
Diffidiamo! Giustamente!!!

Eppure la fiducia ci farebbe sentire tranquilli e sicuri.
Ci farebbe credere nelle capacità dell'altro e nelle nostre.
La fiducia potrebbe essere la chiave di svolta di questa epoca nera: ricominciare a dare fiducia.
Fidarsi di chi propone, di chi è sorridente, di chi spera, di chi sogna, di cambiare le cose, di costruire realtà prospere ed eque.
Dare fiducia comporta una presa di responsabilità:
devo monitorare che la mia fiducia sia ben riposta.
Comporta allo stesso tempo una attribuzione di responsabilità: se mi dai fiducia io mi sento obbligato a fare del mio meglio.
Dare fiducia in fondo è una libertà, non darla è un limite della propria paura.
Paura di cosa?
Paura di essere stupidi da non sapersi difendere? Da un truffatore, da un malintenzionato, da un furbo.
E serve?
No, non serve,quanto meno non serve la paura paralizzante, quella che fa sprecare troppo tempo e energia.
All'estero sono molto più pratici di noi:
io ti "provo" se sgarripiù volte, ripeto più volte, sei fuori, però ti do una possibilità e te la do al 100% credendo in ciò che mi proponi.
La nostra diffidenza invece blocca entusiami, blocca progetti,blocca carriere.

Sto sperimentando la fase del RI Fidarmi!

Ho aperto la porta del castello dove mi ero chiusa insieme a troppe aziende italiane e faccio passi nel giardino della fiducia.
Incontro, cerco, ascolto, mi confronto, propongo, mi fido in primis delle mie idee poi della gente che incontro.

Mi fido dei miei collaboratori, dei miei colleghi, dei miei fornitori, dei miei competitor, sempre con la dovuta accortezza, senza troppa ingenuità, ma mi fido.

Con la certezza che posso attraverso la chiarezza gestire e interrompere qualsiasi rapporto nel quale la fiducia venga a mancare.

Cerco poi di meritare la fiducia, cercando di essere sempre chiara, sincera anche quando sbaglio, quando le cose non sono proprio come le avevamo immaginate, cerco di essere attiva, di produrre risultati.

E se qualcuno si fida di me, io lo ripago mille volte di piu del suo investimento: non c'è benzina più forte per me della fiducia che mi si concede.

E credo funzioni così per tutti.

Spero che questa sia l'epoca in cui si torni a fidarsi, a far le cose per bene, a meritarsi la ficucia.

Prezzi onesti, lavori professionali, prodotti "sinceri", aziende che rispettano il lavoro degli altri, che producono cose che fanno bene alla comunità.

Fidarsi innesca un meccanismo virtuoso che autoelimina i malintenzionati.
Fidarsi significa accettare i fallimenti, le cadute, gli scivoloni dell'altro e di noi stessi, perchè quello è donare nuovamente fiducia.
Perchè comunque non esiste la perfezione, esite il tendere ad essa.
Non esistono cuori senza macchie, menti solo geniali, e forse è stata proprio questa mancanza di obiettività a farci smettere di fidarci, abbiamo creduto alla perfezione.

Il Tao recita:
In ogni mondo di male esiste un punto di bene
in ogni mondo di bene esiste un punto di male.

Io ho deciso che mi fido.
Di trovare un equilibrio, cocreatore, di mettere la mia parte di fiducia.
Ho deciso che agisco, faccio, investo.

Comunicare FIDUCIA, con i fatti, le azioni, le cose giuste.

Non servono belle fotografie professionali con dolcetti di cera, i colori giusti, e l'inquadratura giusta del momento.
Serve sovvertire il paradigma e invece di mistificare raccontare ciò che davvero funziona, ciò che davvero è il plus di ogni azienda che lavora seriamente e con passione.
E visto che queste poche regole valgono poi in tutti i settori della vita: NON RIMANE CHE PROVARE A FIDARSI!
Buona notte o Buona giornata!







lunedì 2 gennaio 2017

La mia fotografia food per le aziende: racconto il cibo attraverso i 5 sensi e l'arte

Quando racconto un prodotto lo studio a fondo prima di fotografarlo:
che profumo ha? Che sensazioni stimola al tatto, al gusto, alla vista, all'udito?
Le nostre percezioni, sono così automatiche che non le viviamo più.
Panettone Artigianale fotografato per Opera Waiting Poggibonsi
Fotografia Vanessa Rusci tutti i diritti riservati
VR Comunicazione Siena Food & Art
Non ne abbiamo consapevolezza.
Ho studiato molti anni la percezione, a seguito dell'incontro con Fabrizio Ferri e la sua scuola che ho frequentato a Milano, una scuola che insegnava attraverso il metodo dei 5 sensi, ovvero, stimolare la consapevolezza sensoriale. Fu per me logico successivamente ricercare nel campo della percezione e associarlo alla fotografia.
Se banalmente la gran parte di noi possiede i 5 sensi, e altrettanto banalmente nessuno ne ha quasi più la consapevolezza, (inutile ripetere che non usiamo quasi più l'olfatto, il tatto, siamo spesso inconsapevoli dei sapori  del cibo, del suo rumore, ascoltiamo solo i rumori più forti), non è sicuramente banale, il tentativo di riappropriarsi delle percezioni e utilizzarle per la creatività, per la fotografia.
-Inebriata vacillo-
Panettone Artigianale Opera Waiting Poggibonsi
Fotografia Vanessa Rusci tutti i diritti riservati
VR Comunicazione Siena Food & Art

- La mia mano tocca delicatamente la sua morbidezza e la bocca si apre in attesa... -
Panettone Artigianale Opera Waiting Poggibonsi
Fotografia Vanessa Rusci tutti i diritti riservati
VR Comunicazione Siena Food & Art

- Il profumo arriva alle narici e la mia lingua si muove -
Panettone Artigianale Opera Waiting Poggibonsi
Fotografia Vanessa Rusci tutti i diritti riservati
VR Comunicazione Siena Food & Art
Le immagini oramai ci sommergono, la quantità prodotta giornalmente ha superato l'immaginazione: lo stile, la potenza, il linguaggio sembrano essere oramai spariti, se non per rari e intermittenti casi sparsi in giro eccessivamente silenziosi.
Quindi che senso ha raccontare un prodotto?
Che necessità c'è di chiamare un fotografo quando l'immagine è così facile da realizzare, così inutile in un oceano di immagini "usa e getta"?
un pomodoro è un pomodoro
un prosciutto un prosciutto
un biscotto un biscotto.
- Friabile esplosione di gusto -
 Biscotto Artigianale Opera Waiting Poggibonsi
Fotografia Vanessa Rusci tutti i diritti riservati
VR Comunicazione Siena Food & Art

- Leggero sale al palato -
Biscotto Artigianale Opera Waiting Poggibonsi
Fotografia Vanessa Rusci tutti i diritti riservati
VR Comunicazione Siena Food & Art

- Incuriosisce il suo profumo -
Biscotto Artigianale Opera Waiting Poggibonsi
Fotografia Vanessa Rusci tutti i diritti riservati
VR Comunicazione Siena Food & Art
Ero stufa però di questo modo di ragionare e fotografare, annoiata soprattutto, e poi anche i risultati delle fotografie per le varie campagne non davano risultati confortanti: la gente è anestetizzata, le belle immagini non pagano più, i prodotti non escono come protagonisti, ma sono solo uno still del nostro film quotidiano, still inutile, vuoto, dimenticabile.
Come potevo fare ancora fotografia che fosse utile e non un semplice processo di riproduzione?
Come potevo raccontare i prodotti che incontravo, i luoghi che visitavo e soprattutto come potevo sottolineare l'unicità del prodotto?
Non un pomodoro ma quel pomodoro, cresciuto in quella terra, con quel profumo, con quelle caratteristiche.
Così ho deciso di sperimentare le mie percezioni e usarle per realizzare le mie foto.
Fare ritratti dei prodotti, assaggiarli, viverli, sperimentarli.
Stimolare la fantasia quindi assaggiando un formaggio stagionato, toccando la pelle di una pesca matura, odorando il profumo umido di ragù che sale da un piatto fumante, raccontare la texture di un panettone ben lievitato.
Come qualunque arte la fotografia ha bisogno di tempo, studio e attenzione, questo metodo mi permette di andare oltre allo stereotipo comune e produrre immagini che sono fuori dagli schemi, che diventano quindi interessanti, coinvolgenti. Produrre fotografie che raccontano una storia, che hanno un titolo, che tornano a essere fotografie, non stock di fotografie, non semplici scatti, ma nature morte d'autore o meglio in inglese: Still Life d'autore, ancora vivo, ironico destino di uno scatto.
Il mio metodo è un modo per andare oltre il mio stile, oltre l'idea stereotipata che ho di un prodotto, e creare invece uno stile unico e specifico per ogni servizio fotografico.
Le percezioni sensoriali aprono un magazzino culturale che è differente per ognuno di noi, creano immagini nuove e fortemente comunicative.
La mente si assuefà allo stereotipo e quando si dice che si si devono realizzare immagini sul trend del momento si è già vecchi, si è già indietro, saremo quindi meno visti, meno vissuti, meno efficaci, oggi occorre incuriosire, stupire, stimolare, meravigliare.
Amo anche giocare con la sinestesia cercando di riassumere in uno scatto le mie personali percezioni più dirette: un profumo intenso e dolce diventa uno sfuocato fortemente contrastato, una morbidezza del palato diventa una inquadratura perfettamente equilibrata.
- Invisibile percezione -
Cipolla e Zafferano per Opera Waiting Poggibonsi
Fotografia Vanessa Rusci tutti i diritti riservati
VR Comunicazione Siena Food & Art
Le mie fotografie di food non sono immagini comuni, ho una attrezzatura particolare che mi permette di giocare su tanti fattori, invento di volta in volta filtri e elaborazioni.
L'errore che spesso si commette è quello di cercare una sterile perfezione, fermandosi alla forma, perdendo così la potenza comunicativa della fotografia autoriale, dimenticando la potenza dell'immagine.
Tornare a comunicare passa da qui, senza arroganza ma con la voglia di tornare a ragionare di fotografia con la necessaria serietà e il dovuto rispetto.
Il resto è manierismo e superficialità.
E infatti c'è poca meraviglia in giro e spesso i creativi non hanno più tanto da dire.
- Kandinskij - Ready made di una percezione del profumo di cipolla -
per Ristorante Il Leccio Montalcino
Fotografia Vanessa Rusci tutti i diritti riservati
VR Comunicazione Siena Food & Art
Visita il mio sito e scopri tutti i miei lavori:
www.vanessarusci.com
contattami
vrcomunicazione@vanessarusci.com

venerdì 11 novembre 2016

Tartufo e arte... Come comunico con i miei Vjset

Domani VJ set a San Giovanni d'Asso Siena.
Proiezioni e musica che accompagneranno una degustazione di tartufo e bollicine.
La mia ricerca è stata affascinante e interessante: come si racconta per immagini? Come si crea una narrazione artistica con un Vjset? 
Intanto vi racconto il percorso a domani le immagini...
Amo utilizzare tanti media artistici per la cultura, per la promozione dei territori, dei loro prodotti, per far godere il pubblico di piccole chicche artistiche come la musica della bravissima chitarrista classica Daria Fetodova e alcuni video di bravissimi artisti quasi sconosciuti in Italia che mixeró con il mio materiale.
#amolamiaarte
Il Tartufo questo magico elemento che adoro e chi mi ha sempre affascinato.
Ho studiato le sue leggende, le sue storie, il territorio di San Giovanni che lo accoglie e lo sintetizzato in immagini che si muovono si trasformano nel mio racconto a tempo di musica.
Amo questi incontri dove il pubblico sta accanto a te, vive esperienze e con il quale puoi scambiare emozioni.
Oggi è domani vi scrivo ricerche e emozioni...
Venite con me:
"Il fascino del tartufo è nel suo mistero. È figlio della terra e del buio. Lontano da tutto ciò che vive e si ciba di sole. Non ha rami, né foglie, né tronco. Cresce nell’oscurità del terreno, aggrappato alla vita grazie alle radici degli alberi. Aspetta l’acqua. Poi cede alle piante elementi minerali per avere in cambio glucidi. Per ubbidire alla prima regola del mondo dei viventi, quella di conservare e propagare la specie, ha solo un’arma: il suo profumo. Un richiamo che seduce. Irresistibile. Qualcosa di ancestrale che si propaga nel terreno, affiora in superficie e imprigiona l’olfatto. ..."

lunedì 19 settembre 2016

Luca Parmitano: torneremo sulla luna! E il marketing al tempo della realtà aumentata


Ieri ho assistito, tra le tante cose, all'intervento di Luca Parmitano, l'astronauta italiano, al Wired Festival di Firenze.
Oltre a rimanere impressionata dalla sua altissima taratura intellettiva, morale e umana, mi ha colpito il suo racconto sull'esperienza fisica che vive nel suo lavoro.
Ha raccontato le sue attività nello spazio e negli abissi marini sottolineando come tutte queste lo riportino sempre più a un contatto con la vita reale, al bisogno di porre attenzione alla vita vera, alle sue manifestazioni: ascoltare il vento, toccare la terra, odorare gli spazi, gustare l'acqua.

Affermazioni che sembrano contraddittorie vista la tecnologia avanzatissima che usa nel suo lavoro.
Un ragionamento che sposo da sempre nelle mie ricerche sensoriali e che convalidano la mia ipotesi della necessità di un marketing esperienziale ancestrale, che vada a soddisfare la reale esigenza di vita del consumatore.
A proposito di questo termine mi piacerebbe da ora in poi poterlo sostituire globalmente con il termine "fruitore" o "essere umano".

L'esperienza tecnologica oggi continua a far vivere in mondi mentali, virtuali o di realtà aumentata, perfezionando sempre più l'illusione della verità e aumentando di conseguenza la necessità di vita vera.

Prevedo quindi che nei prossimi anni ci sarà un impennata di tutte quelle attività che potranno essere fatte sfruttando i sensi, semplici, di tutto ciò che regali esperienze e percezioni sensoriali vere.

Un altro tema che ha toccato Luca è quello del tempo.
Il tempo di ognuno di noi è limitato e invece noi sembriamo non comprenderlo.
La sua visione futuristica libera dalla paura e dall'ego che vede e richiede la presenza di giovani da sostenere e incentivare, che continuino a ricercare di migliorare il mondo e che arrivino a scattarsi un Selfie con alle spalle Marte (proprio come lui ha scattato il primo Selfie della storia con dietro la luna) mi ha fortemente colpito è commosso.

È necessario che anche le aziende e il marketing analizzi e ragioni su questi punti.
Guardate al futuro!

E concludendo: la rivelazione di un progetto che vuole creare sulla luna un villaggio stabile di ricerca ha dato energia alla mia fantastica aprendo scenari e fornendo input fantascientifici che sono sicura serviranno e influenzeranno le mie prossime campagne.
Village Moon: torniamo a sognare il futuro!!!








martedì 15 dicembre 2015

Eccellenze in digitale: Made in Italy sempre avanti con Google che ci insegna a usare i suoi strumenti

Cari amici 
avete visto la fantastica novità di Google plus riguardo alla preparazione di chi ha un profilo Google e lo vuole utilizzare per farsi tanta e corretta pubblicità?

Direi che per le aziende che hanno uno staff interno è qualcosa di strepitoso!

Ovviamente sto seguendo il corso on line per capire e valutarne anche la validità, ma già di primo acchito ritengo che questo strumento sia favoloso!
Non a caso si chiama:
Eccellenze in digitale
per accederci si deve creare un account Eccellenze Made in Italy che terrà conto dei nostri progressi e ci terrà aggiornati su tutte le novità che Google tirerà fuori dal suo cappello magico!

Ecco il il link per trovare Eccellenze in Digitale


Buon lavoro amici
e se volete invece un'esperto per la vostra attività
visitate il mio sito cliccando su questo link:
Lavoro in tutta Italia per una comunicazione all'avanguardia e in queste città ho già tanti clienti: Siena, Grosseto, Firenze, Milano e dove vuoi tu! Oggi il lavoro telematico lo permette!


Buona serata
Amici